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Rassegna stampa

Il Sole 24 ore

14/04/2009

Emergenza terremoto - I DANNI

Abruzzo a prevenzione zero

di Mariano Maugeri

Bilancio assorbito dalla spesa sanitaria, protezione civile a secco - IL PIANO COMUNALE - Delle quattro aree di raccolta una era occupata dalle bancarelle della fiera di Pasqua, altre due irraggiungibili per le macerie

PESCARA. Dal nostro inviato
«I fondi della Protezione civile regionale? Sono quelli affidati alla divina provvidenza». Michele Fina, giovanissimo assessore alla Protezione civile della Provincia dell'Aquila, non si arrampica sugli specchi. Zona rossa o zona verde non fa differenza.
In una situazione drammatica come quella del bilancio regionale abruzzese, prosciugato dalla spesa sanitaria, non c'è spazio neppure formale per quella parolina misconosciuta dalla cultura italica: prevenzione. Ovunque si chieda che genere di piano della protezione civile possedesse la città dell'Aquila, tutti scuotono la testa. Gli uomini di Guido Bertolaso sono muti come mummie. Ma basta scavare tra i sismologi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia per scoprire che le prime colonne attrezzate entrate in una città martirizzata alle prime luci dell'alba, se la sono vista veramente brutta. «È come se i pompieri non sapessero dove attaccare gli idranti per spegnere l'incendio», dicono i sismologi in perenne contatto con la zona di guerra.
Nulla, all'Aquila, era attrezzato per coordinare le centinaia di mezzi e le migliaia di uomini che si sono riversati in città. Il consiglio comunale, lemme lemme, aveva approvato il piano cittadino della Protezione civile giusto un mese fa. Peggio di peggio, uno dei quattro slarghi indicati dal Comune come aree di raccolta, quello di piazza Palazzo, sede del Comune, era occupato dalle bancarelle per la tradizionale fiera di Pasqua. Ne rimanevano altre tre; piazza Duomo, larga sì ma circondata da straordinarie chiese sei e settecentesche che si sono sfarinate in sequenza. E poi il Castello e piazza d'Armi, due luoghi idonei ma a quel punto, causa macerie, difficilissimi da raggiungere. A proposito di aree libere, molti si chiedono come mai l'enorme spazio antistante il tribunale dei minori, in via Acquasanta, sia rimasto desolatamente vuoto.
L'ingegner Pierluigi Caputi, il responsabile della Protezione civile regionale che due giorni prima del sisma ha ceduto il comando a Carlo Visca, ex capo del genio civile di Pescara si addentra nella sequenza dei numeri zero dei conti regionali: «Il bilancio di previsione 2009 annota una serie infinita di trattini anche alla voce Protezione civile: le casse abruzzesi sono a secco. I 100 milioni degli interventi di prima emergenza post sisma sono in capo al bilancio dello Stato e alla Protezione civile nazionale». E così, presumibilmente, pure quelli di seconda, terza e quarta emergenza. Ormai l'Abruzzo è una dépendance di Palazzo Chigi, tutti dipendenti statali, un atto dettato dalla perentorietà dei numeri più che uno slancio di generosità. L'assessore Fina ne ricava una massima politica: «In una situazione economica come questa è naturale che un politico dia la precedenza alla costruzione di una strada piuttosto che a scelte di prevenzione praticamente invisibili».
Delle priorità abruzzesi si è reso conto Gianni Burba, una delle menti di quel sofisticato meccanismo che risponde al nome di Protezione civile del Friuli Venezia-Giulia, quartier generale in quel di Palmanova. Lui, occhialini tondi e aria mite, si è presentato all'Aquila con un elicottero per i rilievi aerofotogrammetrici e relativo laser scanner senza le risultanze del quale dalle sue parti non spiccicano neppure una parola. Il velivolo invia immagini a un pc che Burba osserva come i greci l'oracolo di Delfi. Inutile chiedergli dell'organizzazione dei nativi: «Poco fa cercavo notizie del Comune di Gagliano Aterno, ma i colleghi abruzzesi sono caduti dalle nuvole. Sul mio cellulare ho i numeri dei 219 sindaci della regione, e poi conosco vita, morte e miracoli dei 38 comuni della Carnia dei quali rispondo personalmente: da noi il prefetto non conta nulla, tutto il potere è nelle mani dei sindaci».
Come all'Aquila, dove il primo cittadino Massimo Cialente, ex deputato del Pci, infischiandosene di sciami sismici e allarmi apocalittici ha dirottato quei pochi fondi alla voce prevenzione verso altri lidi. Meglio di lui ha fatto solo la Regione, che sempre per la trita questione dei risparmi legati al deficit sanitario ha scorporato la Protezione civile dall'assessorato Lavori pubblici aggregandola all'Ambiente. Piccolo dettaglio: il primo ha sede all'Aquila, l'altro a Pescara. Con il paradosso che nelle ore immediatamente seguenti il terremoto, il Bertolaso abruzzese rimuginava sul da farsi ammirando la spuma del Mar Adriatico.
mariano.maugeri@ilsole24ore.com

Mariano Maugeri

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